Richiesta da 11 consiglieri comunali di Nicosia la revoca della presidente del consiglio comunale

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Il 30 gennaio è stata presentata la mozione di revoca alla presidente del consiglio comunale di Nicosia, firmata da undici consiglieri comunali. Per il gruppo di maggioranza Nostra Nicosia hanno firmato i consiglieri Pino Bonelli (capogruppo), Aurora Catalano, Michele D’Alio, Arianna De Luca, Maria Di Costa, Claudia Murè e Dario Scinardi; per Liberi e Uniti hanno firmato i consiglieri Sigismundo Li Volsi, Lidia Messina, Domenico Scavuzzo e Luciana Spedale.

L’articolo 25 dello Statuto comunale prevede: “nei confronti del presidente del consiglio comunale può essere presentata, secondo le modalità previste dal presente Statuto una mozione motivata di revoca. La mozione di revoca deve essere motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri assegnati ed è posta in discussione non prima di 10 giorni e non oltre 30 giorni dalla sua presentazione. La mozione votata per appello nominale ed approvata da almeno due terzi dei componenti del consiglio determina la cessazione del presidente del consiglio”.

La presidente Maria Letizia D’Amico era stata eletta nel mese di febbraio 2023 causando uno strappo nella vecchia maggioranza eletta a sostegno del sindaco Bonelli nel mese di ottobre 2020. Ad oggi non era mai stata presentata una mozione di revoca al presidente del consiglio comunale.

Le accuse mosse contro la presidente D’Amico sono dettagliate. Si sostiene che, nonostante il suo ruolo istituzionale di garante della correttezza e dell’imparzialità durante le sedute, la presidente D’Amico abbia mostrato ripetutamente una parzialità evidente a favore di una particolare fazione politica. Questo comportamento, affermano i consiglieri proponenti, ha compromesso non solo la serenità delle sessioni, ma anche la fiducia del pubblico nel processo politico locale.

Tra le varie violazioni del regolamento citate, si evidenzia la concessione di tempi eccessivi per gli interventi a membri di una specifica compagine politica, nonché la mancanza di moderazione durante gli scambi, che talvolta sono sfociati in dispute personali e urla, trasmettendo un’immagine poco professionale e danneggiando la reputazione dell’istituzione.

La richiesta di revoca si basa sul presupposto che il comportamento della presidente non sia conforme ai compiti istituzionali a lei affidati e che la sua permanenza nell’incarico non favorisca il regolare funzionamento dell’assemblea consiliare. I consiglieri firmatari della mozione esprimono quindi il loro forte dissenso verso un’azione che considerano in netto contrasto con i principi di imparzialità e rispetto delle regole fondamentali per il buon funzionamento della democrazia locale.

Di seguito il testo integrale della mozione di revoca.

Oggetto: art 25 dello Statuto Comunale – mozione di revoca del Presidente del Consiglio Comunale

I Sottoscritti proponenti, ai sensi dell’art 25 dello Statuto e dell’art 8 del Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale evidenziano quanto segue.

,Ricordato che con deliberazione di Consiglio Comunale nr 12 del 22.02.2023, con voti 9 è stata designata, con proclamazione da parte del vice presidente, presidente del CC la Consigliera dott.ssa Maria Letizia D’Amico;

,Richiamato l’art 19 dello Statuto Comunale ai sensi del quale: “ il Presidente del Consiglio Comunale presiede il Consiglio e dirige il dibattito, facendo rispettare il  regolamento che disciplina le sedute consiliari… omississ”;

-Preso Atto dell’art 9 del regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale ai sensi del quale: “ il Presidente rappresenta l’intero Consiglio Comunale, ne tutela la dignità del ruolo… omississ…. Mantiene l’ordine e garantisce l’osservanza delle legge e delle norme del presente regolamento, … omississ”;

-Evidenziato che nell’esercizio delle sue funzioni il Presidente deve ispirarsi a criteri di imparzialità intervenendo a difesa delle prerogative del Consiglio e dei singoli consiglieri, assumendo un atteggiamento “super partes” che richiede un comportamento equanime  tra tutte le parti espressioni dei gruppi politici all’interno del civico consesso;

-Rilevato che, in diverse occasioni durante lo svolgersi dei lavori del Consiglio, il Presidente ha dimostrato di essere espressione di una sola compagine consiliare, con la quale si è sempre apertamente schierata anche abbandonando l’aula al seguito di tale compagine senza garantire la prosecuzione dei lavori con la necessaria serenità pur nell’esercizio delle prerogative dei singoli Consiglieri secondo i loro orientamenti politici;

-Sottolineato che, in diverse occasioni durante lo svolgersi dei lavori del Consiglio, il Presidente ha consentito ad alcuni Consiglieri di prendere la parola per discutere di punti non inseriti all’ordine del giorno in violazione degli art 30 c 8 e 43 c 2 del regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale, in modo ricorrente, inoltre, all’inizio di ogni seduta concedeva la parola quasi sempre a Consiglieri espressione di una sola compagine consiliare, anche per più di cinque minuti, per comunicazioni che non  urgenti,  nè indifferibili, in violazione dell’art 42, c 2 del regolamento sul funzionamento del Consiglio;

-Considerato che, in violazione del combinato disposto degli artt. 46 e 47 del regolamento del Consiglio Comunale, nel dibattito non faceva rispettare i tempi degli interventi e concedeva diverse volte la parola soprattutto a consiglieri appartenenti alla  propria compagine consiliare, non consentendo, in talune occasioni ad un  Consigliere, anche Assessore, di intervenire;

-Rilevato come il mancato rispetto del regolamento da parte del Presidente del Consiglio sia in merito agli argomenti di discussione che in relazione alla durata, ha spesso portato ad accendere gli animi, trascendendo negli interventi, sfociando in atteggiamenti aggressivi ed urla con nocumento alla dignità e rispetto che l’organo istituzionale merita, anche nella considerazione che le sedute consiliari sono trasmesse in streaming; 

-Dato Atto che le sedute, seguite in diretta dalla popolazione, in cui si è verificato un dibattito accesso, con accuse reciproche, spesso  sfociate in litigi eccessivi ed accuse anche personali all’Amministrazione ed al Sindaco in particolare, a causa della manifesta parzialità del Presidente del Consiglio e della sua assoluta incapacità di presiedere le sedute del Consiglio e  fare rispettare il regolamento, ledono la dignità del civico consesso, allontanando l’opinione pubblica dalla politica;

-Preso Atto che, ai sensi dell’art 9 e 32 del regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale, compete al Presidente mantenere l’ordine, far rispettare il regolamento, richiamare i Consiglieri affinché non turbino l’ordine dei lavori, non pronuncino parole sconvenienti anche richiamando verbalmente, annotando il richiamo a verbale, allontanando dall’aula il consigliere che non desiste; succedeva, invece, che il Presidente ha consentito espressioni offensive da parte di alcuni Consiglieri,  nei confronti del Sindaco, dell’amministrazione in genere, in alcuni casi, anche del segretario e dei dirigenti senza proferire parola alcuna;

-Rilevato che i comportamenti ed atteggiamenti sopra richiamati denotano la completa mancanza di autonomia ed autorevolezza nella gestione del Consiglio Comunale da parte del Presidente del Consiglio dimostrando inadeguatezza al ruolo ricoperto, di essere di parte con la totale subalternità del Consiglio Comunale alle tempistiche e alle strategie politiche di una sola compagine consiliare, il cui unico scopo è colpire l’amministrazione senza tenere conto degli interessi dei cittadini;

-Preso Atto che è   legittima la rimozione del Presidente del Consiglio comunale, nella misura in cui, si fonda su fatti ben precisi, consistenti in condotte tipicamente compromissorie della neutralità, imparzialità e terzietà della carica istituzionale in questione, posta a garanzia del corretto funzionamento dell’organo assembleare da essa presieduto e della corretta dialettica tra tutti i gruppi rappresentati in consiglio (cfr. Cons. Stato, sez. V, n. 5605/2013).

-Ritenuto per quanto sopra che il comportamento di parte del presidente del Consiglio nella persona della signora Maria Letizia D’Amico, oltre ad essere inadatto ad una gestione corretta delle sedute non è conforme ai compiti istituzionali a cui è stata chiamata ad assolvere in qualità di garante dell’assise cittadina;

-Visto  l’art. 25 dello Statuto comunale;

-.Visto l’art. 8 del regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale, che testualmente recita: “nei confronti del Presidente del Consiglio Comunale può essere presentata, nel rispetto di quanto previsto dall’art 25 dello Statuto una mozione motivata di revoca; la mozione di revoca deve essere motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri assegnati ed è posta in discussione non prima di 10 gg e non oltre 30 dalla sua presentazione. La mozione votata per appello nominale ed approvata da almeno due terzi dei componenti del consiglio, determina la cessazione del Presidente del consiglio”.

Tanto premesso e rappresentato, i sottoscritti consiglieri comunali, ritenendo  non vi siano le condizioni per la prosecuzione del ruolo  di Presidente del Consiglio comunale da parte  della signora Maria Letizia D’Amico, poiché gli atteggiamenti ad oggi tenuti non sono stati in grado di garantire concretamente la tutela ed il rispetto della componente consiliare nel suo insieme e garantire un sereno svolgimento delle sedute, un dibattito ed un confronto politico civile, in osservanza del regolamento vigente, esprimono il proprio dissenso nei confronti di un operato che viola palesemente il dovere di imparzialità a cui è tenuto il Presidente del Consiglio, ai sensi dell’art 25 dello Statuto ed art.  8 del regolamento comunale.



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