Sperlinga, lettera aperta dell’ex consigliere comunale Michele Lo Bianco sulle elezioni comunali del 12 giugno 2022

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Pubblichiamo integralmente la lettera aperta dell’ex consigliere comunale Michele Lo Bianco sulle elezioni amministrative che si sono tenute e Sperlinga il 12 giugno 2022

Ora che siamo usciti dall’onda emotiva di questo quinquennale derby elettorale, adesso che su di esso è calato il sipario e si sono spente le luci, mi avvalgo della facoltà di “rispondere” come persona informata sui fatti.

Voglio farlo perchè la lealtà è un debito verso sé stessi e soprattutto verso gli altri. Voglio farlo perché la verità conta e vale più dei numeri, più di ogni vittoria e di ogni sconfitta.

Parlerò, dunque, avendone il dovere prima ancora che il diritto.

E non c’era bisogno della chiamata alle armi, della cartolina precetto che mi è stata inviata durante il comizio di ringraziamento della lista Sperlinga nel Cuore.

Non ce n’era davvero bisogno perché io non sono andato via.

Sono qui con la serena determinazione di sempre che mi consente di archiviare con un sorriso perfino la livida quanto lisa strategia di chi, attardandosi in stagioni emotive adolescenziali, non può mai fare a meno di evocare lo spettro del “nemico”.

E se questo avviene anche nelle circostanze più improbabili come il giubileo della vittoria, ciò vuol dire, semplicemente, che qualcuno ne ha bisogno. Non soltanto per riscaldare il cuore della curva sud del suo stadio, ma anche perché l’avversario elevato al rango di “nemico ufficiale” ha costituito sempre la più grande risorsa politica per chi non ne ha di migliori.

Ma non voglio lagnarmi di questo, né della conventio ad escludendum che ha sempre e fortemente favorito gli avversari con la autolesionistica compiacenza di molti fra alleati ed amici.

Grazie al cielo abbiamo spalle larghe quanto basta per reggere questo peso ed altri che se ne sono aggiunti, come il tiro al bersaglio sulle preferenze che ha costituito lo sport preferito di molti in questa ultima tornata elettorale.

Ma, se di questo piccolo particolare già riesco a sorridere non altrettanto posso delle elezioni in generale: per cosa e per come sono state.

Non nascondendo il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato, avendo fatto per intero la mia parte, sia come gruppo sia in termini personali.

Come opposizione eravamo partiti da lontano, camminando in solitudine lungo la strada della collaborazione. Ripida per le tante difficoltà derivanti dalla unilateralità del gesto mai autenticamente corrisposto dalla maggioranza, nonché, per altri ostacoli emersi nella postazione del capo gruppo della Minoranza, la cui strumentazione informatica andava spesso in avaria.

Nonostante tutto si andò avanti lungo questa via, fino alla vigilia della campagna elettorale, quando il Gruppo di Minoranza formalizzò la propria scelta politica di avviare ufficialmente un percorso di collaborazione in vista di una formazione amministrativa unitaria.

Cosa possibile per tutti quelli che generosamente volevano dare. Utopia per tutti quelli che avidamente volevano avere. Cosa necessaria per Sperlinga.

Andò come andò, ma non significa che nel giusto erano gli avidi e nel torto i generosi.

I numeri non sono tutto. La “vittoria” non può avere e non ha il potere di capovolgere la realtà. Per chi ha occhi per vedere rimane il fatto incontrovertibile che la lista migliore è quella che non si è fatta.

E non per il tritacarne, ma semmai, a causa del trita libertà e del trita volontà.

Qualcuno poi narrando di candidature a Sindaco della serie -Roma o morte- ha insistito nel solfeggio della stessa nota in LO maggiore o minore, implicitamente attribuendo alla ditta Lo Bianco la responsabilità della mancata formazione della lista unitaria.

E sarebbe una ipotesi investigativa alquanto intrigante se non fosse che il sottoscritto durante questa campagna elettorale, in costanza della propria candidatura palesemente di bandiera, ha, nella realtà effettiva, proposto più volte ad altri la candidatura a Sindaco.

Come il dr. Giuseppe Carlisi e l’Ing. Giovanni Sottosanti possono confermare.

Quanto sopra, ritenendo politicamente irricevibile la riconferma del Sindaco uscente dato che lo stesso era ampiamente contestato al suo interno, come dimostra il fatto che le liste competitrici erano sorte contro di lui essendo formate essenzialmente da suoi dissidenti.

Ma stupisce che chi ricorda tutti i particolari della trattativa, dalla prima all’ultima ora dell’ultima notte consumatasi in contrada monacello, poi dimentica ciò che nel medesimo podere gli fu detto con nitida chiarezza: che una lista comune, per la suddetta ragione politica e non per sfizio, sarebbe stata possibile soltanto con un Sindaco espresso dalla Opposizione. A gentile richiesta specificando che il nominativo del candidato Sindaco non era esclusivo nè obbligatoriamente coincidente con la persona del sottoscritto che, peraltro, aveva ripetutamente rifiutato tutte le cariche offerte. Come il presidente del Consiglio Comunale, presente agli incontri, può confermare.  

Non estemporanea ma ponderata e politicamente fondata era quindi la condizione posta, poichè essa rispondeva al bisogno di alternanza politica e di efficacia amministrativa che il malcontento e il dissenso diffuso rendevano urgente.

Ma c’era qualcuno che non vedeva e non sentiva questo profondo bisogno di cambiamento. Giacchè, forse, egli vedeva e sentiva solo le ragioni della propria esclusiva convenienza e del proprio particolare interesse.

Pretendendo adesso di correggere anche la storia, con l’uso di parole tendenti a manipolare i fatti anziché a raccontarli per come si sono svolti.

La verità non può restare seppellita sotto quel pugno di voti che hanno fatto la esigua differenza numerica lasciando spaccato in due il paese, con tutte le lacerazioni che ne sono derivate. Perché, in questa comunità le elezioni non sono solo un fatto elettorale essendo diventati qualcosa di più ampio e profondo che attraversa e coinvolge l’intera vita collettiva.

E non c’è dubbio che ci sarebbe materia di studio per una equipe pluridisciplinare e in particolare per un romanziere delle maschere come Pirandello. Chi meglio di lui potrebbe tratteggiare questo vortice che, nel periodo elettorale, sembra avere la sinistra potenza di travolgere il paese rendendolo somigliante a un luogo popolato da mitologiche figure di camaleonti, apostati, disertori e spergiuri di ogni genere, che passano di quà e di là come canne sbattute dal vento?

Per cui bisogna farsi qualche domanda. Prima fra tutte se davvero c’è stata una vittoria in queste elezioni, se davvero c’è chi ha vinto, o se invece, non sarebbe il caso di superare questo schema di mera aritmetica elettorale e riconoscere onestamente che la sconfitta è di tutti.

Perche…

  • Davvero, quelli che non volevano votare per nessun motivo quel candidato e poi per qualche “motivo” hanno ceduto, possono dire di aver vinto…?
  • Davvero, quelli che non volevano candidarsi in nessun modo e poi in qualche “modo” hanno ceduto, possono dire di aver vinto…?
  • Davvero, quelli che 5 o 20 anni fa stavano da questa parte e ora stanno dall’altra, oggi, possono dire di aver vinto…?
  • Davvero, gli irriducili uomini-contro di ieri che oggi sono diventati gli irresistibili uomini-pro, possono dire di aver vinto…?
  • Davvero, quelli dal palato fino oggi inflessibilmente contro la lista degli inesperti, come ieri erano intransigentemente contro l’Amministrazione degli esperti, possono dire di aver vinto…?
  • Davvero, quei creativi che ieri sfornavano loghi contro e oggi siedono alla destra del padre per virtù dello Spirito Santo, possono dire di aver vinto…?
  • Davvero, quei grandi manager del mitico caporalato elettorale -sempre e inguaribilmente gregari dentro, possono dire di aver vinto…?
  • Davvero, quelli che esultano e si esaltano per l’altrui vittoria dimenticando che nulla mai ne avranno, possono dire di aver vinto…?

Davvero costoro si possono chiamare vincitori…?

Davvero questa si può chiamare vittoria…?

E soprattutto.

  • Davvero, chi ha voluto esserci per la quarta volta, può dire di aver vinto…?
  • Davvero, crede che gli sperlinghesi credano alla inspiegata volontà di esserci a tutti i costi…?
  • Davvero, giudica che due liste nate sul terreno del dissenso e cresciute nel malcontento contro di lui, siano poco…?
  • Davvero, considera che tutto quello che è successo in questa campagna elettorale sia niente…?
  • Davvero, pensa che, massimamente, gli applausi che hanno accompagnato il pur melodrammatico comizio del “dragone” siano qualcosa che possa essere derubricato solo sotto le categorie del folclore, della psicologia e della volgarità…?
  • Davvero, ritiene che qualsiasi esternazione critica, comprese quelle evocanti temi sensibili come la difesa della libertà e dell’indipendenza degli elettori siano esclusivamente associabili a stati emotivi e, pertanto, archiviabili solo gridando allo scandalo o minacciando denunce giudiziarie…?
  • Davvero, non gli viene il dubbio che questo sia il segno di un malessere profondo che pervade l’intera comunità …?
  • Davvero è convinto che questa partita possa concludersi esclusivamente ai punti, con i 274 voti che sono solo metà del paese e non sembrano il vasto consenso che si sarebbe dovuto spontaneamente riversare su un Sindaco che ha governato il paese per 15 anni direttamente e per 10 tramite terzi, come lascia intendere…? 

Davvero no, perché è impossibile ignorare tutto questo.

E allora bisogna riconoscere che queste elezioni sono la prova più grande che l’intuizione della collaborazione era vera e che l’unità era la cosa migliore da fare per il paese.

Era ed è, anche e soprattutto oggi. Perché, se si ha buona volontà e coraggio si possono trovare forme e modi per continuare a camminare sulla strada della collaborazione e dell’unità possibile.

Questa è la sfida che il paese ha di fronte e che, soprattutto, chi ha le maggiori responsabilità politiche è chiamato a raccogliere.

Tanto dovevo quale contributo di chiarezza, nella coerenza di un impegno pubblico che continua come la storia di questo paese che non finisce con queste elezioni.

 Michele Lo Bianco”

 


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