L’ascensore e le scale (a proposito di Domenico Dolce)

Di Renan Katayama Dolce e Gabbana CC BY SA 2.0
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Non amo Dolce né Gabbana né i personaggi del mondo della moda e dello spettacolo né le influencer che si impongono all’attenzione delle masse giovanili prospettando valori fallaci (il taglio dei capelli, il vestito attillato color carne, il costume fashion), in definitiva utili solo alle strategie di marketing dei brand.

Sono d’accordo però con il “merito” della questione. Ossia con la “predica”, senza guardare da quale pulpito essa é venuta.

Un mio caro amico, persona molto intelligente, qualche anno più di me, anche lui professionista e con un vissuto politico, ha coniato una metafora a mio avviso molto efficace. Riferito alle giovani generazioni, sostiene che “la gran parte preferisce prendere l’ascensore anzicché salire le scale”.

La metafora mi ha colpito molto perché in effetti é così. Centra il problema.

La voglia di arrivare e di arrivare subito, ti porta a scegliere la scorciatoia, la strada apparentemente più facile e meno faticosa.

Si apparentemente e solo apparentemente, lo sottolineo, l’ascensore ti fa arrivare all’istante, ma non ti fa conoscere il sudore e il sapore delle fatiche.

Le fatiche della vita, quelle che ti forgiano e ti corroborano e che alla fine liberano quelle endorfine che ti rendono donna o uomo felice.

Senza voler generalizzare, purtroppo oggi in tanti nel mondo giovanile preferiscono l’ascensore alle scale. La scorciatoia alla strada più ardua e più difficile.

Nel mondo del lavoro, ripeto, senza fare di tutta l’erba un fascio,  ognuno si limita al “compitino”  e nessuna delle professioni che un tempo si vivevano come “missione”, quali quella del  medico, dell’avvocato, del professore o del magistrato, viene più esercitata come tale.

Nella politica ancora peggio.

Pochi i valori. Assenti le ideologie. Cattivi maestri che  legittimano la domanda “chi c’è pimmìa ?”, distribuendo briciole e prebende. E che anzi, demagogicamente,  propongono una vasta scelta di “ascensori” da utilizzare.

Certo la colpa di tutto ciò non è delle nuove generazioni, tutt’altro. Semmai di una società incapace di fornire validi punti di riferimento. Di una classe politica fatiscente, solo per usare un eufemismo.

E pur tuttavia, debbo riconoscere, mio malgrado, che il Dolce, che come noi ha scelto di utilizzare le scale, nella sostanza non ha tutti i torti.

Fra l’altro, dopo quella battuta scontata e dal sapore qualunquistico, viene applaudito a scena aperta da una platea di giovani.

Applaudito ovviamente solo perché porta quel nome.

Se invece io o il mio amico -che non ci chiamiamo Dolce- avessimo detto o scritto “non state su fcbk e andate a lavorare”, gli stessi ragazzi forse non ci avrebbero buttato i pomodori in faccia, ma certamente ci avrebbero risposto: “ok boomer”.

Piergiacomo La Via



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